25 aprile: partecipata la cerimonia per la Liberazione

Pubblicato il 25 aprile 2023 โ€ข Comune , Cultura , Giovani , Politica , Scuola , Sociale

È stata partecipata anche quest'anno la cerimonia della Festa della Liberazione che ricorda il ripristino di libertà e democrazia in Italia. Dopo la messa celebrata in Duomo dall'Abate Cesare Cancarini il corteo di autorità e associazioni si è diretto, accompagnato in musica dalla Banda cittadina Carlo Inico, al Monumento ai Caduti di tutte le guerre per un momento solenne di ricordo e a seguire al monumento alla Resistenza e alla Costituzione dove sono stati letti i nomi dei partigiani periti durante l'oppressione nazifascista tra cui Ferruccio Vignoni di cui ricorre il centenario della nascita. In Sala consiliare quindi si sono succeduti gli interventi istituzionali con la presentazione dei lavori prodotti dalle classi dell'Istituto comprensivo "Renato Ferrari" e dell'Istituto Tovini-Kolbe insieme ai loro insegnanti e dedicati ai temi della guerra, della Resistenza, della libertà. Dopo l'Abate hanno preso la parola il Tenente Colonnello Alessandro Lusardi, il Vicepresidente dell'Anpi Montichiari Renato Baratti e, a chiusura della cerimonia, il Sindaco Marco Togni a nome dell'Amministrazione comunale. Tra i presenti diversi rappresentanti della Giunta e del Consiglio comunale, delle forze dell'ordine e delle associazioni.
----
IL DISCORSO DEL SINDACO MARCO TOGNI
A tutti un benvenuto in Sala Consiliare. Rivolgo un saluto a tutti i partecipanti ed ai rappresentanti delle Istituzioni, delle Forze dell’Ordine, delle Associazioni d’Arma, dell’ANPI, della Protezione Civile, agli insegnati, ai genitori, ma soprattutto ai nostri ragazzi che sono stati bravissimi nei lavori che hanno presentat.
Ed un ringraziamento particolare alla nostra Banda Cittadina Carlo Inico per essere sempre presente.
Questo è il mio quarto 25 aprile da Sindaco ed è quarta volta che devo tenere un discorso ufficiale. Sempre ho voluto ripercorrere sì la storia ma anche contestualizzarla ai giorni nostri.
Il primo, nel 2020, è stato segnato dal COVID-19. Nonostante la paura e la drammaticità che lo hanno caratterizzato, ricordo quel XXV aprile con piacere perché l’Italia e la nostra Montichiari si ritrovarono fortemente unite. Ogni individuo era a sostegno dell’altro e il mio discorso fu improntato sull’essere uniti. Sull’unità nazionale.
Nel 2021, ancora con il COVID e con le limitazioni imposte. Improntai il discorso sull’importanza della libertà e sulla sua tutela.
Nel 2022 ci ritrovammo con una guerra appena scoppiata alle porte dell’Europa, a due passi da noi. Volli quindi ricordare che l’uomo dagli errori del suo passato non ha imparato nulla.
Ogni anno si potrebbe ripetere lo stesso discorso dell’anno prima e di quello ancora. Tanto è sempre la stessa ricorrenza, sempre la stessa festa e poi, chi di voi se lo ricorderebbe? Nemmeno io che l’ho scritto lo ricordo tutto.
Anche perché, ve lo posso assicurare, per un sindaco preparare un discorso non è per nulla facile. Qui davanti a me ci siete voi adulti ma anche voi ragazzi e il grado di comprensione è differente. Ognuno poi ha le proprie sensibilità e soprattutto convinzioni. Fare un discorso che vada bene a tutti è mestiere non facile.
Addirittura potrebbe capitare che delle persone di poco garbo, prendono, si alzano e se ne vanno perché non sentono ciò che vorrebbero. Il 25 aprile insegna invece l’esatto opposto.
Quest’anno mi sono quindi chiesto quale senso abbia, a distanza di 78 anni festeggiare ancora il XXV aprile ed è su questo che verge in mio discorso. Sarò concreto, realista e pure fatalista. Critico.
Se vogliamo raccontarcela tra di noi, fare retorica, facciamolo pure ma sappiamo bene che la realtà è ben differente: per la stragrande maggioranza degli italiani il 25 aprile è un giorno di festa perché non lavorano e vengono ugualmente pagati e per oggi l’unica cosa importante è aver organizzato la grigliata con gli amici, la scampagnata.
Anche perché diciamocelo, tutti gli anni siamo in grado di dargli ottime motivazioni per disinteressarsi completamenti della ricorrenza. Infatti, a partire da un mese prima di tale data, la politica inizia la sua puntuale caciara tra quelli che danno agli altri del “fascista” e quegli altri che gli rispondono “comunista” sempre che, non siano questi ultimi ad aver cominciato per primi.
D’altra parte, su una popolazione nazionale che ne conta 58 milioni di italiani, ben 32 milioni seguono e tifano animatamente il calcio, da qualche parte devono pur aver imparato ad avere un avversario con cui discutere o dargli contro.
Utilizzare però tifo da stadio nel giorno del ricordo della liberazione nazionale è profondamente sbagliato perché il 25 aprile non è la festa di una o dell’altra parte politica e non lo è quindi della sinistra, del centro, della destra.
È sbagliato politicizzare il XXV aprile come è sbagliato farlo per il 1° maggio, per il 2 giugno e il 4 novembre. Come è sbagliato per chi è di sinistra festeggiare il 25 aprile e snobbare il 4 novembre e per chi è di destra fare l’esatto contrario.
๐ˆ๐ฅ ๐—๐—๐• ๐š๐ฉ๐ซ๐ข๐ฅ๐ž ๐žฬ€ ๐ฅ๐š ๐Ÿ๐ž๐ฌ๐ญ๐š ๐๐ž๐ ๐ฅ๐ข ๐ข๐ญ๐š๐ฅ๐ข๐š๐ง๐ข. ๐“๐ฎ๐ญ๐ญ๐ข. ๐๐ฎ๐ง๐ญ๐จ.
Come nessuno ha il diritto di appropriarsene, al contrario, tutti avrebbero il dovere di ricordarla e sentirla propria.
Io e la mia generazione, anche grazie alla nostra età anagrafica, non tifiamo né per il fascismo né per il nazismo e nemmeno per il comunismo anche perché tutte ideologie sono sfociate in dittature ed hanno fatto milioni e milioni morti. Sono stati gli emblemi del fallimento per l’umanità.
Lasciamoli sepolti e non istighiamoli. Semplicemente noi oggi possiamo dichiararci “liberi”. Per questo dobbiamo dire grazie agli italiani che 80 anni fa hanno acquisito la consapevolezza di voltar pagina, di chi, italiano e indistintamente dal suo credo politico ha deciso di dire basta ad una dittatura ed all’occupazione straniera, agli alleati che ci hanno liberati.
Da qualche anno seguo le lezioni del Professor Alessandro Barbero, notissimo e apprezzatissimo docente di storia (che tra l’altro ho contattato nella speranza di poterlo portare a Montichiari. Spero di convincerlo).
Ebbene, Barbero numerose volte nei suoi interventi, sancisce una chiara distinzione tra ciò che è storia e ciò che è memoria. Qualcuno le confonde ma non son la stessa cosa.
La storia è una continua indagine o ricerca critica relativa a una ricostruzione ordinata e documenta di eventi umani reciprocamente collegati secondo una linea unitaria di sviluppo.
La memoria o le memorie invece si formano e svaniscono di continuo. Possono essere manipolate e modificate. È importante essere consapevoli delle diffuse divergenze d’opinioni in merito a quali eventi si siano effettivamente verificati nel passato e al modo in cui sia opportuno rievocarli. I gruppi di potere della società possono controllare quel che si divulga della storia.
È della scrittrice statunitense Barbara Kingsolver la frase:
“๐‘ณ๐’‚ ๐’Ž๐’†๐’Ž๐’๐’“๐’Š๐’‚ ๐’†ฬ€ ๐’–๐’๐’‚ ๐’„๐’๐’”๐’‚ ๐’„๐’๐’Ž๐’‘๐’๐’Š๐’„๐’‚๐’•๐’‚, ๐’†ฬ€ ๐’‘๐’‚๐’“๐’†๐’๐’•๐’† ๐’…๐’†๐’๐’๐’‚ ๐’—๐’†๐’“๐’Š๐’•๐’‚ฬ€ ๐’Ž๐’‚ ๐’๐’๐’ ๐’†ฬ€ ๐’๐’‚ ๐’”๐’–๐’‚ ๐’ˆ๐’†๐’Ž๐’†๐’๐’๐’‚.”
È storicamente dimostrato che tantissimi italiani erano fascisti, perché ci credevano davvero. Non si può negarlo, non sarebbe storia.
È altresì verità storica che non tutti gli italiani erano fascisti. Mussolini era veramente acclamato dalle folle, gli italiani ci credevano. Molti poi si sono ricreduti.
È altresì vero che i fascisti hanno commesso grandi, grandissimi errori ed orrori così come vi sono anche gli errori e gli orrori dei partigiani.
Ma non tutti i fascisti erano cattivi così come non tutti i partigiani erano brava gente. I buoni non stanno tutti da una parte e i cattivi dall’altra.
Chi non è d’accordo con questa affermazione, non può ritenere di essere onesto con sé stesso e con gli altri.
La memoria che è tendenziosa, viene facilmente manipolata per altri fini, soprattutto politici o meglio partitici.
E allora, tornado alla domanda iniziale che mi sono posto ovvero che senso ha dopo 78 anni festeggiare il XXV aprile ritengo che il senso principale non è fomentare ogni anno con la paura del ritorno al fascismo. Il fascismo è cosa morta così come sono morti i fascisti, sono passati 78 anni e passati miglior vita. Al massimo vi è ancora qualche nostalgico così come vi sono i nostalgici del comunismo dall’altra parte. Come gli alleati di oggi non sono più quelli di 78 anni fa. Madre natura li ha chiamati a se.
Il mondo è andato avanti e se ancora vi è qualche nostalgico dall’una o dall’altra parte è meglio che ne prenda atto rapidamente.
Siamo nel 2023 e quel di cui oggi dobbiamo aver seriamente paura sono le dittature di qualsiasi ideologia politica. Nel mondo ve ne sono ancora tante e ogni giorno vediamo i danni che fanno.
Anche le oligarchie dobbiamo temere perché oggi ricordiamoci che non tutte le guerre si combattono impugnando armi e non tutti i morti son dovuti ad una pallottola o ad una bomba. Le economie e la loro manipolazione per poca di pochi potenti, causano ogni giorno stragi di innocenti in tutto il mondo.
Noi adulti che abbiamo la responsabilità di dare il giusto insegnamento a questi ragazzi facendo capire cosa è il rispetto, l’educazione, la libertà, che esempio diamo ogni anno che ci scontriamo in occasione del 25 aprile?
Nonostante io non detenga la verità, mi permetto di credere che l’importanza della commemorazione del 25 aprile, che ribadisco essere la festa di tutti gli italiani, debba essere la vera occasione perché tutti gli italiani dall’operaio al politico, dal docente all’uomo di governo, si ritrovino sotto lo stesso vessillo per dare il loro contributo fattivo al bene comune, ai problemi reali, indistintamente dal credo politico.
Ed è per quello che oltre all’immancabile Inno Nazionale, ho chiesto oggi alla nostra banda di suonare la canzone “La bandiera dei tre colori”. Non so se nelle scuole si insegni ancora come ai miei tempi. Ricordo con molto piacere quando dice:
"๐‘ฌ ๐’๐’‚ ๐’ƒ๐’‚๐’๐’…๐’Š๐’†๐’“๐’‚ ๐’…๐’Š ๐’•๐’“๐’† ๐’„๐’๐’๐’๐’“๐’Š ๐’”๐’†๐’Ž๐’‘๐’“๐’† ๐’†ฬ€ ๐’”๐’•๐’‚๐’•๐’‚ ๐’๐’‚ ๐’‘๐’Š๐’–ฬ€ ๐’ƒ๐’†๐’๐’๐’‚: ๐’๐’๐’Š ๐’—๐’๐’ˆ๐’๐’Š๐’‚๐’Ž๐’ ๐’”๐’†๐’Ž๐’‘๐’“๐’† ๐’’๐’–๐’†๐’๐’๐’‚, ๐’๐’๐’Š ๐’—๐’๐’ˆ๐’๐’Š๐’‚๐’Ž ๐’๐’‚ ๐’๐’Š๐’ƒ๐’†๐’“๐’•๐’‚ฬ€! ๐‘ป๐’–๐’•๐’•๐’Š ๐’–๐’๐’Š๐’•๐’Š ๐’Š๐’ ๐’–๐’ ๐’”๐’๐’ ๐’‘๐’‚๐’•๐’•๐’, ๐’”๐’•๐’“๐’†๐’•๐’•๐’Š ๐’Š๐’๐’•๐’๐’“๐’๐’ ๐’‚๐’๐’๐’‚ ๐’ƒ๐’‚๐’๐’…๐’Š๐’†๐’“๐’‚, ๐’ˆ๐’“๐’Š๐’…๐’†๐’“๐’†๐’Ž ๐’Ž๐’‚๐’•๐’•๐’Š๐’๐’‚ ๐’† ๐’”๐’†๐’“๐’‚: ๐’—๐’Š๐’—๐’‚, ๐’—๐’Š๐’—๐’‚ ๐’Š ๐’•๐’“๐’† ๐’„๐’๐’๐’๐’“!"
Pensate, queste parole si dice siano state scritte in una prima versione durante il risorgimento, nel 1848, praticamente quasi 100 anni prima della Seconda Guerra mondiale, da Francesco Dall'Ongaro, patriota e poeta e la canzone venne usata tantissimo dal 1859 ovvero dopo la seconda guerra d’indipendenza quando i tedeschi dell’Impero austriaco furono cacciati da Milano.
Buon XXV aprile, buona festa della liberazione Montichiari.